Conte ribadisce che in questo momento ci vuole calma e sangue freddo, ma non è dello stesso avviso Salvini che afferma “Siamo in guerra, bisogna chiudere tutto”. Fontana aggiunge “Si poteva fare di più”.
Con la paura del contagio si riaccende la polemica politica e sale la tensione sociale, tanti lavoratori sono in rivolta e scattano scioperi spontanei. Protestano gli operai, i farmacisti, i commessi. Fim, Fiom, Uilm vogliono chiudere tutte le fabbriche metalmeccaniche fino al 22 marzo. Ma Conte tira dritto e non apre a modifiche dell’ultimo decreto, con il quale ha blindato l’Italia. Calma e sangue freddo, è il motto del premier anche nelle ore più drammatiche della storia recente. Questa mattina Conte si collegherà in videoconferenza da Palazzo Chigi con le associazioni degli industriali e con i sindacati per discutere di come attuare i protocolli di sicurezza nelle fabbriche. Ci saranno i ministri Gualtieri, Speranza, Catalfo e Patuanelli e i dossier più divisivi sono il trasporto pubblico e le fabbriche ancora aperte. “Abbiamo ascoltato i territori”, è la linea che il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, ha concordato con il capo dell’esecutivo, “Se i governatori vogliono chiudere altre fabbriche, purché non abbiano riferimenti con le filiere sanitaria e agroalimentare, il governo non dirà di no, ma dovranno assumersi le loro responsabilità” .