Su Il Giornale, Alessandro Sallusti: “Il governo si è autocommissariato chiamando al capezzale dell’Italia un bravo medico, il manager di lungo corso Vittorio Colao…Lei è una persona troppo a modo per certi ambienti, dottor Colao…Lei rischia davvero, da ieri sta sulle palle a tre quarti della politica e al 90 per cento dei grandi burocrati che hanno le leve del comando, senza contare che i giornalisti l’aspettano al varco con il coltello in mano. Dimentichi Harvard e tenga in considerazione la massima di Rino Formica: “La politica è sangue e merda”. Quindi, oltre ad illustri cattedrattici – altro consiglio non richiesto – si metta in squadra un paio di picchiatori e figli di buona donna in grado di farle da guardaspalle, altrimenti non ne uscirà vivo.”
Marco Travaglio su Il Fatto: “…non si vede dove stia il problema se il presidente del Consiglio, in conferenza stampa davanti a giornalisti, do-po aver illustrato un decreto e la posizione del governo nelle trattative europee, risponde alle critiche di due oppositori sul nuovo Mes senza condizionalità per spese sanitarie. Anzi, alle loro calunnie che gli attribuiscono crimini tanto gravi…quanto inesistenti (né Conte né Gualtieri hanno mai firmato né attivato alcunchè, anzi hanno ribadito che l’Italia non userà il Mes e continuerà a chiedere gli eurobond fino alla fine.Se Conte non avesse risposto alla prima occasione, la gente avrebbe pensato che quelle accuse sono vere. Invece sono balle sparate per nascondere i disastri in Lombardia e i veri responsabili del Mes: approvato nel 2011 dal governo B.3 (Salvini alleato e Meloni ministra) e ratificato nel 2012 dal governo Monti (Pdl con Meloni alleato, ma senza più Lega)…Sanguinante per la sbugiardata, Salvini è corso a piagnucolare da mammà Mattarella perchè il premier cattivo gli aveva fatto la bua. Meloni, meno petulante, s’è limitata a paragonare Conte al dittatore nordcoreano Kim Jong-un, che però piace tanto a Salvini, che nel 2014 andò in pellegrinaggio da lui con Razzi, elogiando “lo splendido senso di comunità” di quel paradiso di democrazia. E ora, per non contraddirsi, equipara l’Italia di Conte all’Urss. Resta da capire come spieghino, il parti- giano Cazzaro e la partigiana Giorgia, i dati Agcom che li vedono onnipresenti su tutte le reti Rai, Mediaset e La7, molto più del premier e dei leader di maggioranza. Ma tutto questo fa parte delle normali polemiche tra governo e opposizione (a cui ormai s’iscrive di diritto la masnada renziana). Non è norma- le, invece, che insigni verginelle sostengano che Conte non deve replicare alle calunnie dell’opposizione, o lacrimino per la fine dell’agognata “unità nazionale” (con chi dà al premier del “criminale” e del “traditore del popolo”)…Persino una persona seria come Enrico Mentana si pente di non aver censurato le parole di Conte su Salvini e Meloni. Fermo restando che ciascun giornalista è libero di trasmettere ciò che vuole, sarebbe curioso se il direttore di un tg – tra l’altro abituato a trasmettere nelle sue “maratone” i flatus vocis di qualunque politico – oscurasse la notizia del giorno perché non gli garba. Le notizie si danno tutte, a prescindere dall’opportunità, e Mentana ce lo insegna (un mese fa anticipò la bozza del decreto che chiudeva la Lombardia, innescando la fuga da Nord a Sud, e fece bene). Poi, se qualcosa non piace, lo si critica e si dà la replica agli interessati. Trattandosi poi di una conferenza stampa e non di un videomessaggio (tipo quelli di B. e di Bin Laden), se Mentana o altri avevano qualcosa da dire, potevano collegarsi e obiettare”.
Massimo Recalcati su La Repubblica: “La prima angoscia è stata persecutoria: la paura del contagio, la paura della malattia e dei suoi rischi…Ma dietro alla porta covava un’altra angoscia…Abbiamo perduto il nostro mondo, le nostre abitudini, la possibilità di vivere insieme come prima. E’ l’atmosfera francamente depressiva in cui tutti siamo finiti di fronte al ritratto delle città del mondo trasformate in deserti…Si spalanca allora una nuova angoscia, quella più attuale: la vera costrizione non è più quella della reclusione ma quella della necessaria convivenza con il virus…La nuova angoscia e quella della riapertura della vita in un tempo di inevitabile convivenza collettiva con il male…Le parti migliori di noi e del nostro Paese sono quelle che assomigliano a Noè, le forze positive che resistono alla devastazione del male. Ma nel nostro caso la vigna esige di essere piantata anche se attorno c’è ancora morte e distruzione. Non potrà accadere alla fine del diluvio ma in una zona di transito, fatalmente incerta…Quello che è certo è che quello che diventeremo non è già stato, non potrà essere quello che siamo già stati. Non più dopo questo trauma. E’ quella la nostra paura più grande. Ma come diceva bene Jung: “Là dove è più grande la paura, questo è il nostro compito.”
Su Il corriere della Sera, Pierluigi Battista: “Non usciremo mai dalla trincea delle nostre case, se non ce la faremo ad uscire dalla prigione delle nostre paure…Gli psicologi dicono che non di paura si tratta, ma di angoscia. La paura è un sentimento positivo, indica un pericolo reale e perciò ti salva: non attraversi la strada di corsa per la paura, giustificata, di essere investito; non ti avvicini a un incendio per la paura, giustificata, di bruciarti. L’angoscia è invece la paura di tutto, una paura indeterminata e totalizzante che si fonda sulla percezione di essere minacciato da tutto, che il pericolo è dappertutto, ubiquo, invisibile, onnipresente, nelle goccioline che non si vedono, nel respiro delle persone…L’angoscia, la paura ci rendono intolleranti, rabbiosi, qualche volta violenti. Paura di chi corre facendo il giro dell’isolato, paura dei bambini, dei cani, di chi sta in fila per entrare al supermercato e sembra distratto, noncurante della distanza…Ma per governare la paura occorrono anche messaggi chiari, indicazioni di tappe, di scadenze che non hanno il compito di rassicurare ma almeno di identificare un percorso con una meta. È l’incertezza, è la formula generica, purtroppo adottata anche da molti esponenti della scienza del «vedremo», del «non è da escludere», del «valuteremo» che aumenta l’angoscia perché fa capire che non ci sia molto oltre il buio dell’ignoto, e che l’invisibilità del virus, la sua inconoscibilità sia un’arma imbattibile in mano al nemico. Questo fa paura. Ma dobbiamo vincerla, la paura, per tornare a convivere con il pericolo, ma con intelligenza e lucidità. Per uscire dalla prigione della paura, prima di uscire dalle case sigillate, e senza l’ossigeno sociale”.
Vittorio Feltri su Libero: “Siamo stati presi di mira, noi italiani, per settimane e settimane a causa del virus, della cui diffusione su scala nazionale siamo stati considerati responsabili. Sembrava che il Corona lo avessimo inventato apposta per pretendere soldi dalla Europa…Intanto non è di grande consolazione constatare che mezzo mondo, lo stesso che sotto sotto ci sfotteva, dandoci degli incapaci, dei pasticcioni, adesso è alle prese con i medesimi guai che ci hanno messo in ginocchio. Segno che il Covid non guarda in faccia ad alcuno. Colpisce coloro che lo incontrano. Le vittime negli Stati Uniti si contano a migliaia, in Spagna pure, in Germania idem, i virologi si dannano invano…Infine un cenno all’Olanda, la quale predica male e razzola malissimo, dato che critica noi, disprezzandoci, quando è nota la sua attività quale paradiso fiscale. Ci sia quantomeno concesso di affermare: Dio stramaledica gli olandesi. Se Conte non è in grado di difenderci, permetteteci almeno di imprecare”.
Su Il Manifesto, Norma Rangeri: “Qualche domanda: quante volte il premier Conte è stato attaccato in diretta tv, e sul circuito mediatico delle opposizioni, sul piano personale? E senza alcun contraddittorio?…Quando mai Mentana si è indignato per le parole pesanti indirizzate al premier? E non è da censori affermare – come lui ha detto – che non avrebbe mandato in onda le accuse di Conte a Salvini e Meloni se avesse saputo? Nemmeno gli fosse arrivata una cassetta registrata di Berlusconi come ai vecchi tempi, quando l’appello al popolo, via Vhs, veniva trasmesso da Arcore ai prediletti tg di famiglia e naturalmente a quelli della Rai plaudente. La famosa Rainvest a reti unificate…Le opposizioni d’altronde, giocano le loro carte. Noi che conosciamo bene il ruolo dell’opposizione, e lo teniamo in gran conto, non abbiamo mai usato le menzogne, gli insulti personali. Le destre di oggi ne fanno invece pratica quotidiana. E alla disperata, perché sanno di essere ininfluenti in questa crisi”.
Aldo Grasso su Il Corriere della Sera: “Se n’è ghiuto, come dicono a Pomigliano d’Arco, se n’è andato, insalutato ospite. Domenico «Mimmo» Parisi, l’uomo venuto dal Mississippi per regalarci i navigator e messo da Luigi Di Maio al vertice dell’Anpal, Agenzia nazionale politiche attive lavoro, è tornato negli Stati Uniti senza regalarci il miracolo promesso: con una semplice app avrebbe dovuto rivoluzionare il mondo dell’occupazione in Italia…Risultato? Un bluff, scampoli di specialismi destinati al fallimento. Mimmo Parisi è ritornato in America senza il miracolo promesso. Adesso a Parisi contestano persino le spese: 71 mila euro per i voli con gli Stati Uniti, 50 mila per il noleggio auto con conducente, 30 mila euro per l’affitto di una casa. «Tutto rigorosamente non rendicontato», secondo le opposizioni, che chiedono le sue dimissioni dall’Anpal. Speriamo che la tragedia del coronavirus finisca in fretta, ma speriamo anche che ci riporti con i piedi per terra, che il nostro destino non sia più nelle mani di un passante sconosciuto o di una sbornia populista”.
Su La Stampa, rubrica La Jena: “Se non ci fossero Salvini e Meloni, pensa che palle ‘sta quarantena”
Su Avvenire, Pierangelo Sequeri: “Mors et vita duello conflixere mirando (“La morte e la vita hanno ingaggiato una lotta memorabile”). Questa icastica espressione si trova nella struggente Sequenza latina della Pasqua (Victimae paschali laudes), che la riforma del Concilio di Trento ha “salvato” dall’oblìo liturgico, a differenza delle molte composte per il fervore popolare nei dintorni dell’anno Mille…Per questa Domenica di Pasqua, che siamo costretti a vivere con il respiro così corto, la Sequenza porta un’attenzione preziosa: in chiara evidenza nei Vangeli, forse sbiadita per noi…Il Risorto custodisce, senza rimozione alcuna, l’evidenza delle sue ferite (“Tommaso, metti qui la tua mano!”). Fossero semplicemente spariti, i segni della morte, la risurrezione sarebbe una magia virtuale della mente, non un passaggio reale della vita. I Vangeli raccontano che il Risorto si presenta di nuovo ai suoi, avviliti dal loro abbandono e spauriti della loro debolezza, pronunciando questo saluto: “Pace a voi”. Nessuna recriminazione, nessuna rivendicazione, nessuna condanna. La lotta per la vita e la sconfitta dell’odio sono interamente iscritte nel suo corpo…Dio porta impresso nel corpo risorto del Figlio l’annuncio di un’impensata guarigione della vita, che è per sempre. Possiamo credergli, ora”.