Sul Corriere della Sera, Fiorenza Sarzanini: “C’è chi apre i mercati e chi li chiude, chi vieta alle pasticcerie di produrre i dolci e chi vuole programmare l’apertura delle spiagge. C’è chi fa ripartire le librerie, chi si rifiuta, chi ne posticipa il ritorno in attività. Dopo il decreto firmato dal premier Giuseppe Conte i governatori decidono di andare in ordine sparso…L’Italia sta affrontando una prova difficilissima, i cittadini hanno mostrato di essere disponibili a fare enormi sacrifici pur di uscire dall’emergenza. Stanno pagando un prezzo davvero alto — economico e psicologico — per questa pandemia e hanno bisogno di certezze, devono sapere che i divieti sono tutti indispensabili. Ecco perché è necessario parlare ancora con una sola voce, tenere tutti le stesse regole e gli stessi comportamenti. Ecco perché è fondamentale mantenere un unico codice fino a quando non si entrerà in una nuova fase. Per dare certezza e per affrontare insieme quel tratto di strada che manca per raggiungere il traguardo”.
Mattia Feltri su La Stampa: “Eravamo perduti dietro le meraviglie. I progetti di portare entro il decennio l’uomo su Marte, anche come estrema frontiera del turismo. L’intelligenza artificiale avrebbe guidato ogni auto facendo di noi soltanto dei passeggeri. Saremmo saliti su treni Hyperloop dalla velocità di mille e duecento chilometri orari. L’ingegneria generica era pronta a sterilizzare le zanzare die provocano la malaria, e domani a modificare gli embrioni umani per preservarci dalle malattie letali. Fra le mille applicazioni del 5G la più sbalorditiva consente le operazioni chirurgiche a distanza, grazie a visori di realtà virtuale che trasportano nelle sale operatorie medici da altri continenti…nel mezzo dello stupore per un simile dominio sullo spazio e sul tempo, un animale macellato in un mercato di Wuhan, probabilmente un pipistrello, ha diffuso un virus che in capo a tre mesi ha paralizzato i! pianeta. A proposito di capacità di comprendere e prevedere. E non ci sono risposte ne rimedi, ¡’unico – abbandonati i viaggi interplanetari o fin dentro il genoma – viene dai profondo della storia: il lazzaretto e l’isolamento. Ci si può fare dell’ironia, almeno si vince la noia, o invocare retate di colpevoli, per impancarsi dalla parte del bene. Oppure provare un po’ d’amore in più per la bestia siamo, presuntuosa e indifesa”.
Massimo Riva su La Repubblica: “Secondo indiscrezioni, gli uffici del nostro ministero degli Esteri stanno preparando un corposo dossier sui paradisi fiscali che prosperano da anni indisturbati all’interno dell’Unione europea…E’ evidente che nel mirino dell’iniziativa c’è soprattutto un Paese: l’Olanda…L’iniziativa può finalmente strappare la finta maschera europeista dietro la quale si celano i sovranisti della peggior specie: gli infingardi…Si tratta di far saltare quel patto occulto di potere che lega alcuni Paesi del Nord e la Germania, in una sorta di omertosa alleanza a reciproca protezione di abusi incompatibili con le regole fondamentali dell’Unione. Sarebbe davvero una preziosa novità che un Paese come l’Italia entrasse in guerra contro questo blocco d’interessi che tiene in ostaggio l’Europa intera. Ma occorre che a Roma siano consapevoli di impancarsi in una lotta di lunga lena. Perché non poche, a ben vedere, sono le doppiezze politiche da sradicare. Una l’ha appena richiamata, senza volerlo, la stessa presidente della Commissione. Interpellata sull’ennesimo decreto illiberale di Viktor Orban ha risposto che Bruxelles è pronta a censurare la deriva autoritaria di Budapest “se” questa verrà accertata. Ma come “se”? Sono anni che il viktatore ungherese fa strame di diritti, rau Ursula non vede e non sente?”
Massimo Gramellini sul Corriere della Sera: “Io non mi ci riconosco più. Su quasi un milione di italiani fermati durante il Ponte per un controllo, meno di quarantamila erano privi di certificazione. Percentuali da Paese asburgico. Qualche lettore storcerà il naso, pensando alla grigliata dei vicini o all’avvocato del piano di sotto sorpreso nel cortile condominiale con la mascherina abbassata come un rapinatore in pausa pranzo. Tutto vero, se in soccorso dei numeri non arrivassero le immagini: l’erbetta tra i sanpietrini di piazza Navona, o Corso Como deserto come la via principale di San Miguel nell’ultima scena di «Per un pugno di dollari», sono la dimostrazione visiva che il pianeta delle apericene non è più abitato dall’uomo. L’italiano sbuffa, eccepisce, minaccia, ma alla fine si adegua…Pensate che su mille parlamentari a piede libero, ieri è stata trovata in giro soltanto l’onorevole Sara Cunial, ex grillina No Vax. Ai poliziotti che l’hanno fermata nei pressi di Ostia, ha spiegato che stava andando al lavoro. Forse si è già riciclata come bagnina”.
Vittorio Feltri su Libero: “Non facciamoci illusioni. Le aziende italiane, grandi o piccole che siano, riprenderanno l’attività molto lentamente…Eravamo tutti convinti che a fine aprile gli italiani avrebbero riconquistato la possibilità di girare in lungo e in largo nelle città, finalmente senza l’incubo di essere infettati. Balle. Divieti e limitazioni seguiteranno a renderci la quotidianità complicata. Non ci sarà affatto dai primi di maggio una specie di “scarcerazione” collettiva, tutt’altro: la nostra vita rimarrà vincolata ed ostacola da mille proibizioni…Alcuni esempi: 18 aprile, le aziende agricole e industriali avranno via libera; il 4 maggio, sì alla circolazione ma con obbligo di mascherine e distanza di sicurezza; 18 maggio, avanti con i bar e i ristoranti a condizione che si osservino le distanze tra clienti; 25 maggio, parrucchieri e barbieri senza costrizioni che non siano le solite relative alle misure di sicurezza. Quanto al calcio, avanti con le partite, tuttavia a porte chiuse. Tutto il resto sarà lecito dal marzo 2021. Mi pare ce ne sia abbastanza per spararsi alla nuca, meno doloroso del Covid. L’importante è sapere di che morte dobbiamo morire, visto che campare sarà arduo. Intanto consoliamoci col fatto che altri Paesi stanno peggio di noi, compresi quelli che si danno tante arie e registrano un numero di vittime superiore a quelle contate da noi. Spagnoli, tedeschi e inglesi, per citare alcuni popoli, hanno ben poco per cui stare allegri. Noi non siamo gli unici ad aver sottovalutato la violenza del morbo, e confidiamo di essere i primi a tirarci fuori dall’emergenza. Speriamo”.
Su Il Giornale, Alessandro Sallusti: “Consiglio di aspettare a prenotare le vacanze estive. Per luglio e agosto attualmente nessuno può fare previsioni affidabili”. Con queste poche parole Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, a torto o ragione, ha dato ieri un’altra bella mazzata all’Italia, i! cui Pil è sostenuto nella ragguardevole proporzione del 13% dall’industria del turismo, in particolare quello estivo. Tutti noi siamo abituati a pensare alle vacanze estive come accessorio marginale e, quindi, facilmente rinunciabile. “La gente muore e tu pensi alle vacanze» è una frase che in queste ore avrebbe anche senso. Ma solo in teoria, in punta di una retorica etica. Ai più sfugge infatti che il settore – oltre a produrre come detto il 13 per cento della ricchezza complessiva – da lavoro, direttamente e indirettamente, a cinque milioni di cittadini, più o meno un occupato su cinque. Da tutto ciò si deduce che il problema non riguarda, come potrebbe apparire, i bagnini di Rimini o gli albergatori della Liguria, ma tutti noi…Non penso che ¡e migliaia di albergatori e di imprenditori balneari stiano chiedendo la licenza di untori. Anzi, penso siano terrorizzarti alla sola idea di creare un problema a uno solo dei loro milioni di clienti. Ma proprio per questo chiedono ascolto e aiuto immediato. Ignorarli sarebbe suicida, se c’è un modo per non annullare ¡e vacanze – come immagina la presidente europea – loro lo sanno, pur non avendo prestigiose ¡auree. O la classe politica si fida e si affida ai suoi imprenditori grandi e piccoli, oppure andiamo a sbattere tutti”
Marco Travaglio su Il Fatto: “Sarebbe bello uscirne tutti insieme, ma più passano i giorni e più si comprende che sarà impossibile: non uscirne, ma farlo tutti contemporaneamente. È sempre più difficile convincere un cittadino del Molise o del Veneto che deve restare ai domiciliari chissà fino a quando percè in Lombardia e in Piemonte i contagi e i morti, anzicè scendere, salgono. O meglio, si potrebbe convincerlo se, dopo i disastri fatti nei primi due mesi, le giunte lombarda e piemontese mostrassero uno straccio di strategia per aggredire il virus. Invece continuano a subirlo, inerti e in balia degli eventi, senza un orizzonte né una linea d’azione chiara. Passa- no il tempo a chiacchierare, a lodarsi, imbrodarsi e scaricare barile su “Roma”. Esemplare l’assessore forzista lombardo Mattinzoli che, mentre le destre accusano Conte di rompere l’unità nazionale, lo insulta dandogli del “pezzo di merda”, minacciandolo di “riempirlo di botte”: ed è ancora al suo posto…Leggendario lo sgovernatore leghista Fontana, che accusa il governo di negare la cassa integrazione a 1 milione di lombardi senz’averla mai chiesta. Poi si dice stupito perché “ero convinto che la curva rallentasse più velocemente”, ma fa poco o nulla per frenarla…Nulla di ciò che fa il Veneto di Zaia, leghista anche lui, ma con la testa sul collo …La politica non c’entra nulla: c’entra la pelle dei lombardi e dei piemontesi e anche la sorte di un intero Paese ancora bloccato per i numeri spaventosi di quelle due regioni. Il governo, se può, pensi seriamente a commissariare le due Regioni, o almeno le loro Sanità allo sbando. Per il bene di tutti.
Su Il Manifesto, Antonio Gibelli: “Se avessimo previsto, in Italia, avremo dovuto portare i posti letto di terapia intensiva da 1500 a 10000 e non avremmo smantellato la sanità pubblica. Se avessimo previsto, in Occidente, avremmo evitato di delegare ai paesi asiatici la produzione di mascherine protettive solo perché è poco redditizia, in omaggio all’idolatria della globalizzazione. I governi, gli stati, i grandi del mondo non hanno previsto…Alla vigilia della prima guerra mondiale, tutti sapevano quel che covava sotto la cenere, ma nessuno voleva vedere il disastro imminente…il colpo di pistola di Sarajevo li destò all’improvviso…Non illudiamoci che dopo saremo migliori. Nel cuore della tragedia si spalanca lo sguardo sull’abisso, tutto sembra improvvisamente più chiaro, ma è da dimostrare che i prestigiatori battano in ritirata. E che, passata la bufera, ciascuno non torni a fare il suo mestiere, per indecente che sia”.
Su La Stampa, rubrica La Jena: “Gesù è risorto anche quest’anno. Noi no.”