Mattia Feltri su La Stampa: “Dunque? Far finta di niente? Migliaia di morti nelle case di riposo e girarsi dall’altra parte? Così reagisce un buon numero di lettori alla rubrica di ieri, nella quale disapprovavo la profusione d’inchieste in tutta Italia, e l’appoggio entusiastico di alcuni partiti e giornali. La risposta è no. Non ci si gira dall’altra parte. Si cerca di capire la ragione del disastro e la magistratura indaga, se ha notizie di reato. Ma non se ne fa la solita corrida…La nostra capacità di emettere sentenze in pagina nel tempo dell’istante a me fa orrore. Vederle emesse da gente di governo die dovrebbe starsene bella zitta, col casino che c’è e che, come tutti, ha contribuito ad alimentare, mi fa orrore e mi fa pena. Vedere i microfoni tesi fra le labbra dei parenti delle vittime mi disgusta, perché i parenti delle vittime hanno il diritto di essere fuori di sè, ma la Giustizia (perdonatela maiuscola) ha il dovere di non esserlo mai. Che qualcuno abbia voglia di raccattare consenso con la caccia alla volpe sul dolore e sulla rabbia e sulla sete di vendetta nel mezzo della grande tragedia collettiva, mi conferma che il virus non ci migliora né ci peggiora: esalta quello che siamo”.
Massimo Fini su Il Fatto: “…si profila una discriminazione a danno degli anziani (anche se i sostenitori di tale discriminazione sostengono che sia a favore). Jean-François Delfraissy, consulente scientifico del presidente francese Macron, lo ha detto a chiare lettere: “Il Paese va riaperto, ma anche nelle prossime setti- mane, forse nei prossimi mesi, ci saranno 18 milioni di persone che dovranno rimanere confinate”. Questi 18 milioni sono gli individui che, sono parole dell’esperto, “hanno superato i 65 o i 70 anni”…Gli anziani sono gli ebrei del Duemila…In una società moderna, laica, “ognuno è libero di fare ciò che vuole, nella misura in cui non nuoce agli altri” che è l’ipotesi che stiamo esaminando perché l’anziano che si espone ai rischi dell’epidemia può nuocere solo a se stesso. In ogni caso sia chiaro che se qualcuno, poliziotto o persona normale, si azzarda a dirmi “che cosa fa in giro lei che è anziano?”, poiché al momento sono sano, sono ancora forte e batto a braccio di ferro i ventenni…lo abbatto col mio bastone Masai”.
Su Il Manifesto, Ginevra Bompiani: “Oggi, per andare in libreria, ho attraversato per la prima volta un pezzo di città…A un certo punto ho incrociato un’a- mica e a salubre distanza ci sia- mo sbracciate per salutarci. Una macchina della polizia si è fermata. «È possibile incontrare per strada un’amica e non salutarla?». E il poliziotto: «Ci vuole pazienza..». Sì, ce ne vuole molta, ma con chi? Con l’epidemia? O con chi sta sostituendo al nostro il suo libero arbitrio? A chi faccio del male salutando un’amica da lontano? A nessuno. E allora perché la polizia ha facoltà d’interromperci? E quella di comminarci fino a 4000 euro di multa? Quando è stata votata la legge che ci toglie la facoltà di decidere il margine di rischio che vogliamo correre? Recentemente, Vladimiro Zagrebelsky avvertiva che la restrizione protratta della libertà degli ‘anziani’ vïola la Costituzione. Ma di violazioni della Costituzione e della libertà personale, mi pare di vederne molte…Perché non si tratta di im- molarsi al virus: è giusto stare riparati e tenere chiusi luoghi potenzialmente affollati, e soprattutto le fabbriche che saranno invece le prime a ripartire, ed è giusto che chi è stato contagiato non contagi a sua volta, ma per favore usciamo da questa retorica dell’ #iorestoacasa, dell’ #andratuttobene, della bandiera tricolore che sventola sui campi, smettiamo di vivere in un terrore superstizioso, non lasciamoci addomesticare dalle serie tv, dagli zum, dai webinar (senza i quali non sarebbero mai riusciti a tenerci rinchiusi), alziamo le orecchie e ascoltiamo la voce di quello che abbiamo di più prezioso, la nostra responsabilità e libertà presente e futura, la libertà che è il nostro sangue letterario e politico, quella, come dice il nostro poeta preferito, ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta”.
Alessandro Sallusti su Il Giornale: “All’appello mancavano i sindacati. Non che i rappresenta dei lavoratori abbiano diritto di dire la loro, anzi la sicurezza sui posti di lavoro dev’essere una priorità assoluta. Ma un conto è porre condizioni severe, altro è – com’è successo ieri a Milano nel summit tenuto dalla Regione – negare a priori il diritto della politica di fare la sintesi tra tutte le esigenze e decidere i tempi di uscita dal blocco. C’è una legge fisica e filosofica che spiega quello che sta succedendo in Italia . Si chiama horror vacui, autore niente meno che Aristotele. e afferma che “la natura rifugge il vuoto” e perciò lo riempie costantemente. Se il Parlamento non scuda chi ha avuto a che fare con il virus (medici, amministratori, imprenditori) i magistrati scorazzeranno in ¡ungo ê in largo; se la migliore politica non decide decideranno scienziati e sindacati; se gli imprenditori non fanno sentire forte e chiara la loro voce saremo sommersi dal chiacchiericcio della peggiore politica. Pensavo che questa vicenda drammatica scuotesse chi per diritto costituzionale – governo e Parlamento – è l’unico titolato a indicare la rotta. Prendo atto che cosi non è e che rimarremo appesi agli umori di magistratura e sindacati”.
Vittorio Feltri su Libero: “…Matteo Salvini sarà processato per aver impedito lo sbarco di oltre 100 clandestini nella nostra povera patria, mentre a Giuseppe Conte, premier rabberciato che ha sequestrato 60 milioni di italiani, non è stato torto un capello. Ed egli seguita a emanare editti strambi e incomprensibili nonché a invadere ogni emittente televisiva per predicare corbellerie. Nessuno protesta. Neanche il leader della Lega che avrebbe diritto di farlo alzando la voce”.
Massimo Gramellini sul Corriere della Sera: “Si riaprono gli uffici e le fabbriche, ma non le scuole. I genitori escono e i figli restano a casa. Con chi? Ecco una di quelle domande da far arrovellare fior di statisti. Per abitudine si sarebbe tentati di rispondere: i nonni. Ma i nonni sono murati vivi anche loro, e nessuno sa quando potranno tornare in circolo per svolgere gli abituali compiti di cassa-prestiti e assistenza alla prole. È vero che esistono le baby-sitter, ma bisogna pagarle, e prima ancora bisogna sincerarsi che siano simpatiche senza essere asintomatiche. Chi ha per casa un adolescente può delegargli la gestione dei fratelli minori, mettendolo a capo di una sorta di commissione Colao familiare, con poteri limitati e l’impegno di non fare le scarpe ai genitori. Ma gli altri a chi si potranno rivolgere? Non alle strutture pubbliche, perché nel Paese dove in nome della Famiglia Tradizionale si fanno marce e convegni, è tradizione che per la famiglia non si faccia mai niente. Un viceministro in vena di battute ha detto che è come se si anticipassero di un po’ le vacanze estive. Nel resto d’Europa la devono pensare in modo diverso, dato che ovunque l’economia riaprirà sottobraccio alla scuola. Anche perché fin qui abbiamo affrontato il disagio degli adulti, ma, per chi fosse interessato a vederlo, ci sarebbe poi quello dei figli, privati della possibilità di condividere con insegnanti e compagni uno dei periodi più memorabili della loro vita”.
Sul Corriere della Sera, Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini: “La grande paura forse è un po’ meno grande. La paura di soffrire e di perdere tutto, la propria vita e gli affetti più cari. Il nemico sconosciuto, che ha scelto l’Italia come avamposto in Europa e ha insediato in Lombardia il suo quartier generale, ha cominciato ad allentare la presa. La curva del contagio scende, anche se non con la velocità che tutti noi vorremmo…«E adesso?»…La grande paura del presente ha lasciato il posto alla grande incertezza sul futuro…Il problema adesso è che la via italiana alla ricostruzione ancora non si vede, anche perché avvolta da una impressionante proliferazione normativa…Da qui al 4 maggio, giorno in cui la stretta sarà allentata e i cancelli delle imprese torneranno ad aprirsi, ci sono due settimane piene. Un tempo prezioso se usato bene, mettendo ordine nella catena decisionale e dando agli italiani regole condivise e, ove possibile, uguali per tutti. Possono cambiare le date di riapertura, ma non i principi. Gli anziani devono sapere, sia pure a grandi linee, fino a quando dovranno stare rinchiusi, o se potranno uscire per fare la spesa in fasce orarie dedicate e protette. I bambini e gli adolescenti devono sapere se a settembre torneranno a scuola. E quando e come potranno vedere i loro amici, fare una passeggiata, riacquistare almeno un po’ di normalità.Insomma, un pacchetto di norme base su cinque, sei capitoli fondamentali come ad esempio i giovani, le persone più fragili, l’istruzione, le aziende, il commercio (negozi, bar, ristoranti) e la cultura. Norme semplici e chiare per illuminare questi giorni di attesa, offrire un orizzonte e alleggerire l’ansia del futuro. Tracciare una road map è possibile e doveroso. La fase due stenta a partire e il fai-da-te dei territori non fa onore agli sforzi degli italiani”