“Siamo pronti ad andare a Roma, anche senza invito. Se il governo non interviene in maniera strutturale, a queste condizioni nessun Comune d’Italia ha futuro”. Ad alzare la voce il sindaco Federico Sboarina che ha rincarato la dose, in linea con la posizione già espressa nelle settimane scorse dai sette sindaci veneti e oggi dall’Anci nazionale. “Il Governo ci ascolti” è l’appello lanciato stamattina dopo che nella bozza del decreto ‘Rilancio’ non c’è traccia delle necessità degli enti locali. “Nei giorni scorsi ero arrabbiato perché il premier ancora non aveva preso in considerazione le richieste dei sindaci veneti – ha aggiunto il sindaco -. Ma oggi la parola giusta è inaccettabile, e infatti non accetteremo che i 3 miliardi siano spariti. Li avevano annunciati, e già avevamo detto che sarebbero stati insufficienti, adesso addirittura non si capisce dove siano. Così non si può andare avanti, è già passata un’altra settimana senza risposte concrete. La bozza del decreto ‘Rilancio’ di maggio non contiene alcun aiuto per gli enti locali, in questi due mesi i sindaci hanno affrontato mille difficoltà e imprevisti, ma se veniamo lasciati soli nessuno ce la farà a sostenere il peso della ripartenza. Stiamo facendo tutto il possibile per dare risposte ai cittadini in difficoltà, ma il perimetro d’intervento è solo il nostro, che combattiamo senza risorse e con milioni di mancati introiti”. Esattamente due settimane fa dai sette sindaci capoluogo del Veneto era partita la richiesta di un incontro con il premier, per presentare le 20 proposte specifiche in grado di garantire la ripartenza e di affrontare l’attuale emergenza economica, crisi che ha colpito tanto le categorie e le attività produttive, quanto gli enti locali. “I nostri territori sono in ginocchio e le richieste che abbiamo avanzato sono rimaste inascoltate – ha proseguito Sboarina -. Le proposte dei sindaci veneti riassumono le situazioni specifiche di un territorio che è stato colpito in maniera grave dalla pandemia. In due mesi non abbiamo ancora visto alcun intervento significativo a sostegno dei comuni. Verona deve fare i conti con una perdita di entrate di circa 50 milioni di euro, un’enormità generata anche dal crollo del turismo. Il Comune di Verona è un ente virtuoso e potrebbe disporre di circa 35 milioni di avanzo libero di bilancio e per 15 milioni sono stati fatti tagli di costi. Ma la conta dei danni da Coronavirus è ingente per tutti e nessuno può rialzarsi senza interventi strutturali che ristorino i mancati introiti. Per il momento non abbiamo toccato nessun servizio essenziale, ma se andiamo avanti così rischiamo di non poter garantire le prestazioni ai cittadini. Nei prossimi giorni incontrerò nuovamente i sindaci del Veneto e se necessario scenderemo a Roma, il governo deve ascoltare le istanze del territorio, così come ha ribadito anche oggi l’Anci nazionale”.
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