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Frutta: in dieci anni dimezzate ciliegie, pesche e fragole

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“In Veneto gli estirpi degli alberi da frutta non sono mai stati così numerosi come oggi. La politica deve darci risposte e deve fare presto, perché altrimenti rischiamo di chiudere le aziende”. Francesca Aldegheri, presidente dei frutticoltori di Confagricoltura Verona e del Veneto, lancia un appello all’indomani della manifestazione dei frutticoltori che si è svolta ieri a Bologna, promossa da Confagricoltura Emilia-Romagna per chiedere un urgente supporto al comparto frutticolo. Oltre un migliaio i partecipanti.

Francesca Aldegheri è stata invitata anche a portare la sua testimonianza sul palco allestito in piazza Lucio Dalla, dove si è svolta la parte finale della manifestazione, nella quale ha scandito parole molto chiare e nette: “Voi avete avuto catastrofi naturali ben peggiori di quelle che hanno toccato il nostro territorio, per vostra sfortuna – ha detto, riferendosi all’alluvione di maggio che ha fatto marcire sott’acqua ettari su ettari di frutteti  – però i problemi sono sempre gli stessi. La politica è l’unica che può darci soluzioni, perché da soli non ce la possiamo fare. Non abbiamo più tempo di aspettare. Stiamo perdendo superfici su superfici ed io non voglio pensare che il futuro della frutticoltura debba essere all’estero. La nostra produzione è buona, di qualità e deve mantenersi tale, ma abbiamo bisogno di più ricerca, più innovazione, più risorse a sostegno del settore, fondamentale per l’agricoltura”.

I dati di Veneto Agricoltura parlano chiaro sulla drammatica riduzione dei frutteti in provincia di Verona sotto i colpi di fitopatie, cimice asiatica, cambiamenti climatici e prezzi sempre più bassi pagati agli agricoltori. Nel decennio dal 2012 al 2022 gli ettari coltivati a ciliegie si sono dimezzati: da 2.700 ettari a 1.467. Più che dimezzata la superficie a pesche e nettarine, scesa da 2.724 ettari a 1.296. Meno della metà anche le coltivazioni di fragole, da 640 ettari a circa 300. In caduta libera pure le pere, che in dieci anni hanno perso per strada quasi 400 ettari, calando da 1.456 ettari a 1.086. Tiene, invece, la coltivazione del melo, salita da 4.262 ettari a 4.422.

A Bologna i frutticoltori, provenienti non solo dall’Emilia-Romagna ma anche dalle province limitrofe come Verona e Rovigo, hanno distribuito dei sacchetti con la frutta di loro produzione ai passanti e, nella concentrazione finale in piazza Lucio Dalla, hanno avanzato alcune proposte per salvare il comparto. Hanno chiesto risarcimenti adeguati in presenza di danni da calamità alle produzioni e una liquidazione più veloce dei rimborsi; un rafforzamento del sistema assicurativo, per favorire l’accesso alle polizze e renderle meno costose; moratorie bancarie senza addebito per far fronte alla crisi di liquidità; sgravi contributivi sulla manodopera; e fondi per espianti e reimpianti nelle zone colpite da calamità naturali, per evitare l’abbandono delle colture frutticole e facilitare l’introduzione di nuove varietà e specie più adatte.


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