Un confronto costruttivo con la maggioranza tutta, in vista della presentazione nel corso di un’assemblea consiliare straordinaria. Un’iniziativa che fa seguito a una prima riunione plenaria tenutasi lo scorso febbraio, aperta a tutte le forze consiliari e ai presidenti delle otto circoscrizioni cittadine e che ha dato il via agli incontri pubblici presso le stesse che si sono tenuti tra marzo e maggio, nei quali in contemporanea si sono svolti i tavoli con i diversi stakeholder della città.
Nel confronto di oggi, a cui faranno seguito altri due momenti nel corso del mese di luglio, sono state presentate le linee di sviluppo di strategie, gli scenari e gli aspetti tecnici del percorso di revisione degli strumenti urbanistici, da parte di Paolo Galuzzi, professore ordinario della Sapienza Università di Roma e coordinatore del gruppo di consulenti del team multispecialistico che affiancano i tecnici della Direzione pianificazione urbanistica del Comune di Verona, insieme a Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme, che ha prima illustrato i dati sull’andamento demografico e socio-economico anche ai fini del dimensionamento del nuovo PAT (come da scheda allegata).
Di fatto il programma Viviamo Verona arriva ad un primo traguardo: quello delle strategie politiche. Dopo aver messo a fuoco con gli esperti gli scenari possibili, aver ascoltato in via preventiva la cittadinanza e gli stakeholder del territorio, aver messo a punto un percorso per tappe serrate, in otto mesi di lavoro l’Amministrazione acquisisce i primi documenti su cui impostare le proprie linee programmatiche specifiche.
Il PAT, a cui farà seguito il PI (Piano degli interventi), è uno strumento urbanistico strategico che segnerà la direzione in cui Verona si svilupperà nei prossimi 10/15 anni, dando quindi un imprinting e delle linee guida nelle quali si potranno innestare le future decisioni politico-amministrative, linee guida all’insegna della rigenerazione e della sostenibilità ambientale, nonché socio-economica della città.
«Questa Amministrazione intende agire il cambiamento di Verona, con impegno, cura e responsabilità – afferma la vicesindaca –, un cambiamento che la Città attende da almeno vent’anni e che transita anche dal rinnovamento delle politiche urbanistiche; un cambiamento che oggi non si configura come un’opzione, ma come un’esigenza non rinviabile. Occorre imprimere una diffusa rigenerazione urbana, non solo per fornire tutti i quartieri delle necessarie dotazioni di servizi di prossimità e di collegamenti di mobilità e per liberare i quartieri cittadini dal traffico viario di attraversamento, ma anche per governare lo sviluppo delle diverse funzioni che caratterizzeranno la vita socio-culturale ed economica di Verona, affinché lo sviluppo sia coerente con i principi della transizione ecologica e della lotta al cambiamento climatico, ma anche con la crescita dell’Ateneo veronese e con l’ineludibile ruolo di crocevia intermodale transeuropeo della Città; al tal riguardo, dobbiamo essere consapevoli che la completa attivazione tra il 2030 e il 2040 di detto crocevia, recentemente confermata dall’Unione Europea, potrà creare, se ci faremo trovare preparati, una grande occasione di crescita civile, sociale ed economica per la Città».
Due i pilastri sui quali si fonda il Piano, come illustrato nell’incontro: l’attrattività sostenibile della città e il progetto di suolo, ossia un utilizzo consapevole e sostenibile.
Due sono anche gli orientamenti strategici per la città:
· Verona città europea e del lavoro, prima di tutto, capace di essere attrattiva per i giovani universitari che già frequentano gli atenei cittadini, e per i lavoratori e lavoratrici qualificati, che le imprese del territorio richiedono da tempo.
· Verona città dei quartieri e della prossimità, tema che avrà un riscontro diretto nello strumento, orientato verso una politica dei servizi e dei bisogni anche socio-culturali.
Per fare questo dovranno essere attivate strategie complementari:
· Attenzione all’abitare, con un orientamento decisivo verso alloggi a locazioni calmierate, con investimenti nel social housing e senior housing.
· Riuso e rigenerazione del preesistente, anche in ottica residenziale (per esempio la ZAI Storica, soprattutto nelle aree prossime ai quartieri più prettamente residenziali).
· Riconversione con la finalità di creare nuovi mix funzionali che vadano nella direzione della prossimità locale, favorendo servizi di vicinato e di quartiere, continuando su quella conformazione urbana di prossimità che già contraddistingue la città.
Il progetto di suolo. Il progetto di suolo nel nuovo PAT di Verona verrà declinato secondo due accezioni:
· La prima riguarda da vicino il disegno e la qualità degli spazi aperti di quella che viene definitiva la “città pubblica e collettiva”, che va pensata in forma continua, diffusa e connessa, come il telaio delle relazioni su cui si struttura la geografia della città per quartieri, nell’ottica della prossimità.
· La seconda riguarda il processo di ri-generazione del suolo (anche dell’acqua) e delle sue qualità ecosistemiche, laddove si trovino condizioni degrado, di impoverimento qualitativo e funzionale, di riduzione della biodiversità.
Il consumo di suolo massimo stabilito dalla regione Veneto per il Comune di Verona è pari a 94 ettari, senza considerare l’applicazione delle deroghe di legge, che costituiscono il consumo di suolo effettivo che deve essere contenuto con misure specifiche e su cui il nuovo PAT intende intervenire con linee di indirizzo di corretto e di consapevole sviluppo sostenibile pianificato. Va inoltre sottolineato come il Comune di Verona abbia già accettato questo limite.
Dei 94 ettari concessi dalle misure regionali di contenimento, il PAT propone di non ricorrere a tale opportunità o di impegnarne una quota minima mettendola a disposizione nei prossimi 10/15 anni, laddove necessario per:
· Una riorganizzazione di attività artigianali e produttive esistenti.
· Interventi di forte interesse pubblico o che interessino suoli già compromessi da riqualificare, sempre nell’ottica di contenere la dispersione insediativa.
Per quanto riguarda le infrastrutture, non solo di mobilità, l’intento sarà quello di selezionare un numero limitato di nuove infrastrutture necessarie, che aiutino a risolvere i problemi pregressi della mobilità dell’area veronese, e che siano progettate con grande attenzione sotto il profilo ambientale e paesaggistico, andando a irrobustire il disegno futuro di una città compatta e coesa. A tale scopo, nel campo delle infrastrutture e servizi, il disegno del verde urbano e territoriale dovrà tenere conto di questa nuova fisionomia della città. Le infrastrutture verdi dovranno anche presentare delle prestazioni idonee alla mitigazione climatica e alla performatività ecosistemica, nell’ottica della transizione ecologica e della lotta al cambiamento climatico.
Come annunciato dalla vicesindaca, il documento preliminare del PAT sarà presentato alla Giunta per l’approvazione entro il mese di settembre.