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Alloggi turistici abusivi, Federalberghi chiede controlli anche sulla sponda del Garda Veneto

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In città e sulla Riviera degli Ulivi sono aumentate negli anni le irregolarità nel campo delle locazioni turistiche, generando difficoltà e confusione su tutto il territorio. Federalberghi Garda Veneto approva l’azione di controllo effettuata da parte della Polizia locale in città e chiede che le Amministrazioni comunali si muovano in maniera similare anche sulla sponda del Garda Veneto.

“Come Associazione che vive le dinamiche del territorio – afferma il Presidente Ivan De Beni – non siamo contrari ad altre forme di ricettività, tanto più che Federalberghi Garda Veneto ha tra i suoi Soci esercizi extra alberghieri regolamentati e che garantiscono la sicurezza degli ospiti, dei collaboratori e dei cittadini con la corretta applicazione degli oneri comunali. Deve essere tuttavia attivata al più presto una strategia di controlli incrociati tra le amministrazioni locali, i comandi di Polizia dei Comuni del lago e la Guardia di Finanza per portare a galla il fenomeno del sommerso e contribuire al puntuale versamento della tassa di soggiorno”.

I dati del portale accreditato Airdna Marketminder confermano la presenza sulla sponda veronese del lago di Garda di più di 4500 case e appartamenti privati che vengono resi disponibili per pernottamenti su portali come Airbnb, Vrbo o Homeaway fuori dalle regole del settore turistico-ricettivo. Ciò causa un mancato gettito per gli Enti locali, senza contare che imposte come la Tari e l’Imu andrebbero ponderate in modo diverso.

La Fondazione Think Tank Nord Est ha previsto per il 2022 un aumento del gettito derivato dalla tassa di soggiorno rispetto al 2021: +33,7% su Garda Veneto e entroterra, incremento dovuto a un ritorno alla normalità dei flussi turistici dopo i picchi pandemici appena trascorsi. Il buon andamento delle cose dovrebbe spingere in maniera ancor più decisa ad attivare operazioni di controllo su coloro che offrono servizi di pernottamento senza seguire le regole. Anche perché la mancata comunicazione delle presenze alla Questura crea oggettivi problemi di gestione del territorio.

“L’autorizzazione ad accogliere turisti in contesti atipici come le case private o le aziende agricole – sottolinea De Beni – era in origine motivata con l’esigenza di integrare il reddito di soggetti economicamente deboli e comunque accessoria rispetto all’attività principale. A causa della mancanza di una chiara regolamentazione però, il fenomeno è proliferato in modo indiscriminato, dando luogo a concorrenza sleale, evasione fiscale, spopolamento dei centri storici e mancanza del rispetto delle regole di sicurezza. Per questo chiediamo che anche sul nostro territorio vengano svolte azioni simili a quelle fatte a Verona”.


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